Un viaggio nelle nebbie di Avalon delle...Foreste Casentinesi!
A volte mi chiedo se il nostro lavoro di guide sia routinario o no. Certo, soprattutto quando si torna molte volte negli stessi posti il rischio c’è. Ma alla fine, a ben rifletterci, non è esattamente così. Ci sono molte piccole cose che cambiano da una volta alla successiva, e sono quelle che, quando si torna a casa e ci si pensa, fanno la differenza.
Cambiano i colori delle stagioni, il clima, il modo in cui siamo vestiti, il nostro umore e quello degli altri. Cambia la morfologia del paesaggio, la quantità d’acqua nei torrenti e nelle cascate, il contatto con le rocce e la terra sotto le suole in Vibram, l’inclinazione dei raggi solari, il vento dominante. Cambia soprattutto il gruppo, e ogni gruppo crea una storia a sé, una nuova sceneggiatura.
Giunto al quarto viaggio di capodanno nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, mai come questa volta posso affermare che quanto esposto sopra corrisponde a verità. Perché qui, come mai successo altre volte, per tre giorni su cinque abbiamo trovato condizioni meteo non estreme, ma comunque insistentemente piovigginose, nebbiose e un giorno anche fortemente ventose. Condizioni che avrebbero probabilmente scoraggiato i più volenterosi a mantenere invariato tutto il programma escursionistico. I più volenterosi forse sì, ma non il mio gruppo di due settimane fa!
Ed ecco allora che, per tre giorni, camminare nelle foreste sacre del parco con la nebbia e la pioggerellina sottile si è trasformato in magia condivisa, in un’esperienza “potente” e vitale. Ecco che puntare alle vette camminando per tutto il giorno senza incontrare nessuno, sapendo ovviamente che non ci sarebbero stati panorami mozzafiato a ricompensare gli occhi e il cuore, ci ha fatto diventare “coraggiosi e indomiti”. Ecco che il rumore del vento a 60 chilometri orari che portava via i cappucci e rendeva i passi incerti ci ha fatto tornare bambini, a stupirci di fronte al mare d’inverno.
E poi vuoi mettere socializzare tutto questo con il rito finale del vin brulé collettivo nella foresteria del monastero di Camaldoli?