Druidi, draghi e bardi celtici!
Sono arrivata in Galles un pomeriggio tardi, dopo 5 ore di guida, distrutta! Ma tutta la fatica del viaggio mi è scivolata addosso quando sono entrata nel suggestivo borgo medievale di Pembroke, dominato dal suo magnifico castello; mi è sembrata una visione, come se fossi magicamente entrata in un reame incantato. Un castello delle favole costruito su questo sperone di roccia, circondato per tre lati dall’acqua, dove ora si rifletteva la luce dorata del tramonto. A quel punto il pittoresco alberghetto dove alloggiavo mi è sembrata un’oasi di serenità; non avevo intenzione di muovere nemmeno un passo in più, ma stavo morendo di fame! Per fortuna non c’è hotel nel Regno Unito che non abbia anche un buon pub al piano terra dove sfamare i suoi clienti e infatti mi hanno rifocillata con un piatto delizioso: una pie di carne e verdure, guarnita con una delle loro favolose salse gravy.
Mi sono svegliata la mattina seguente con un solo pensiero: la fantastica, tipica colazione della tradizione Britannica! Uova strapazzate, bacon, fagioli, pane tostato al momento con marmellata e burro salato, che solo nel Regno Unito ha quel sapore tanto appetitoso e ovviamente....un tiepod tutto per me. In Galles non si può far colazione senza provare il Welsh Rarebit: una fetta di pane croccante con formaggio, bacon e erba cipollina: lo so che sembra una follia, ma è delizioso! E per di più, perfetto per affrontare una giornata di trekking.
Se questa atmosfera d’incanto non vi avesse già convinti a fare le valige per il Galles, continuate a leggere.
Il momento in cui mi sono follemente innamorata del Galles me lo ricordo come fosse ieri.
È stato un colpo di fulmine, come avviene con quegli incontri che ti cambiano la vita: ero in ricognizione su un sentiero costiero, avevo appena parcheggiato la macchina ed era una spettacolare giornata di giugno, calda, soleggiata, accogliente (come ne capitano poche nel Regno Unito) e quella vista sul mare mi ha tolto il respiro.
Ero sulla costa gallese, tra St .Davids e Aberreidy beach, e mi sembrava di essere in Grecia, Croazia, Turchia... e chi si aspettava dei colori così: un’acqua turchese, un cielo carta da zucchero, colline verde brillante e un profumo di mare penetrante, avvolgente che sapeva di avventure all’orizzonte.
Improvvisamente mi sono chiesta perchè non avessi mai preso in considerazione di visitare il Galles e quante altre meraviglie c’erano ancora da scoprire di un Paese che non conoscevo assolutamente?
Ho trascorso una settimana ad assaporare ogni angolo del Galles, ogni passo dei suoi kilometri e kilometri di sentieri nel variopinto Pembrokeshire National Park: uno dei parchi più sensazionali che abbia mai visto, amato e curato dalla comunità locale in ogni dettaglio.
Tornata a casa ho passato quasi due mesi a studiare la storia del Galles e ho pensato che era troppo strepitosa per non condividerla con i miei futuri compagni di viaggio.
Ho scoperto che il Galles è una terra di grandi tradizioni, di favole arturiane, di leggende celtiche e di siti preistorici, ma ho anche scoperto che questo immenso patrimonio culturale non sempre è stato accettato con curiosità e orgoglio da parte dei Britannici. A gli occhi di un’archeologa è chiaro notare che c’è stata una decisa preponderanza di interesse nei confronti della Britannia Romana e post, rispetto a quella Celtica o precedente. Questo mi ha dato da pensare: c’è forse una storia più importante di un’altra? Non è forse sempre parte del Patrimonio Culturale del proprio Paese? Non fa addirittura parte del proprio patrimonio genetico, in un certo senso? (Spoiler Alert, si che ne fa parte, eccome! E vi racconterò come!). Insomma, mi sono convinta che volevo raccontare la storia meno conosciuta del Galles, quella che nemmeno gli Inglesi conoscono, perchè molti non vogliono riscoprirla.
Oggi sembra scontato, se non naturale che irlandesi, scozzesi e gallesi possano guardare con orgoglio e convinzione alle proprie radici culturali senza sollevare cori di derisione, ma non è sempre stato così.
Nel periodo formativo dell’Unione Britannica, gli Inglesi erano così gelosi della propria storia che tutte “le storie” considerate da loro “non inglesi” furono cancellate o messe in ridicolo; ci sono stati libri di storia inglese che hanno iniziato le loro narrazioni volutamente dal periodo romano, ignorando migliaia di anni di patrimonio umano. Una ventata di cambiamento arrivò con le opere di due grandi professori di Oxford, più conosciuti al grande pubblico per il loro collaterale lavoro di scrittori: J.R.R. Tolkien e C.S.Lewis. Questi due esimi professori conoscevano bene i segreti della filologia e letteratura anglosassone ma ben avevano compreso che la più preziosa eredità del proprio Paese stava nella millenaria arte della narrativa orale, che trovava le proprie radici non solo nell’anonimo autore del Beowulf ma anche moltissimo nei bardi celtici. Con totale devozione hanno dedicato anni del loro lavoro e della loro vita alla creazione di una nuova mitologia, un substrato di storie, racconti e credenze che mancava alla loro Nazione e che loro sentivano come una ferita ancora sanguinante.
Questa commistione di fattori fanno del Galles una terra misteriosa, che ancora racconta storie di maghi, elfi e folletti, ma non solo!
Se vi dicessi che percorrere l’intero Parco Nazionale del Pembrokeshire equivale a salire sull’Everest? Ci credereste che il Galles ha a che fare con la costruzione di Stonehenge? Se vi raccotassi che Artù è stato qui? E che la grande dinastia dei Tudor non avrebbe avuto inizio senza la protezione del Galles?
Vorrei raccontarvi tantissime altre cose che ho scoperto su questa terra affascinante, ma se lo facessi non partireste in viaggio per scoprirle con me e vederle con i vostri occhi!
Sappiate solo che quello che ho scoperto mi ha lasciata tanto incuriosita ed eccitata da voler continuare a studiare il millenario patrimonio culturale gallese perchè spero con questo viaggio di dar voce alla sua anima più autentica, a quella storia che è stata cancellata dai vincitori, che come sempre riscrivono i fatti a modo loro.
Eppure l’archeologia mi ha insegnato una cosa (e anche Indiana Jones): la verità può essere soggettiva ma la storia è una sola e conoscerla con oggettività ci rende non solo più istruiti, ma più liberi.
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