Roma in Camino. Un trek lungo tre ville storiche

Roma in Camino. Un trek lungo tre ville storiche
Villa Ada, una delle tre ville di Roma attraversate in questo trekking urbano innovativo

L’orologio della piazza segna le 8:58 ed ancora nessuno dell’associazione si è presentato. Sono tranquillo, conosco la loro puntualità. Nell’attesa rivedo in lontananza le Mura aureliane che corrono lungo il “Muro torto”, i propilei neoclassici del Vignola con le grandi aquile dei Borghese vicino alla Porta del Popolo restaurata da papa Pio IV.
Sì, mi trovo a Roma in P.le Flaminio.

Nel frattempo il gruppo si è lentamente formato e Bruna, vivace cinquantenne con i bastoncini, appare ansiosa di camminare. Dopo l’appello e i saluti, dò qualche informazione: “Cammineremo per molti chilometri e visiteremo tre magnifiche ville, soffermandoci su quanto di bello via via incontreremo. In cammino!”. 
Subito ci mettiamo in marcia lungo Via Flaminia. Superato il Palazzo Marina, sede della Stato Maggiore della Marina, raggiungiamo una chiesetta molto importante: S. Andrea a Via Flaminia (o del Vignola) voluta dal papa Giulio III nel 1553. La sua originale cupola ovale ispirò il Borromini che poi la riprese per la chiesa S. Carlo alle Quattro Fontane. Mauro, eccellente informatico, fotografa la chiesa da tutte le angolazioni. Dal retro della chiesa parte un rigoglioso giardino ricco di pini, cipressi e lecci, che il gruppo attraversa in piacevole conversazione. 

Proseguendo lungo Viale Tiziano incontriamo lo Stadio Flaminio, storico Stadio Torino, e il Palazzetto dello Sport, costruito per le Olimpiadi del 1960 (ing. Luigi Nervi). Poco dopo raggiungiamo l’Auditorium Parco della Musica, ora intitolato al maestro Ennio Morricone (progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2002). Si tratta di un complesso con tre grandi sale da concerto disposte a raggiera intorno a una cavea da tremila posti. I tetti delle sale sono ricoperti da lastre di piombo, che nella vulgata popolare vengono chiamati “gli scarafaggi”. Il gruppo si concede una sosta al bar sotto i portici. 
Riprendiamo il cammino e dopo poco attraversiamo il cancello di Villa Glori (25 ettari), detta anche Parco della Rimembranza, in un primo momento dedicato ai caduti della Grande Guerra e poi riconsacrato a tutti i caduti romani per la patria. Qui una lapide ricorda il sacrificio dei fratelli Cairoli e di una settantina di garibaldini che nel 1867 tentarono invano di sollevare il popolo romano. Il parco occupa un colle dove si incontrano solo lecci e cipressi, piante sempreverdi: perché il ricordo del sacrificio dei caduti sia perenne, in tutte le stagioni.

Usciti dal parco camminiamo lungo la pista ciclabile per raggiungere la Grande Moschea, progettata da Paolo Portoghesi e inaugurata nel 1995, dove Abdul, l’anziano custode musulmano, ci illustra la costruzione: qui si fondono in armonica simbiosi la cultura della romanità con quella islamica. A conferma, entrando abbiamo avuto la sorpresa di vedere lo stesso pavimento presente nel Piazzale del Campidoglio, quello ideato da Michelangelo. Si può liberamente visitare la moschea il mercoledì e il sabato dalle ore 9 alle 12.

Continuiamo costeggiando la pista ciclabile fino a raggiungere Via Salaria e accedere a Villa Ada, dove un taciturno laghetto ci dà il benvenuto insieme a una famigliola di pioppi bianchi. Siamo dove l’Aniene si getta nel Tevere proprio sotto Monte Antenne (ante amnes, “davanti ai fiumi”) e dove, si dice, i romani rapirono molte sabine. La villa venne riacquistata da Vittorio Emanuele III che la chiamò Villa Savoia, ma con la caduta della monarchia tornò al precedente nome, Ada, la moglie del conte Telfener. Si tratta di un’area di 180 ettari molto apprezzata dai romani per l’abbondanza di alberi e di spazi, dove si svolge ogni tipo di attività. Ci concediamo una sosta. Ne approfitto e intrattengo i soci con domande del tipo: “C’è un libro che ci potresti consigliare?”. Marina, biologa presso l’ospedale S. Camillo, risponde prontamente: “Il Nome della rosa!”.

Attraversiamo la villa per uscire su Via Panama, dove un simpatico bar ci consente di prendere qualcosa di caldo. Superata Piazza Ungheria raggiungiamo dopo alcuni minuti l’ingresso del Bioparco, il giardino zoologico più antico d’Italia, del 1911. L’area, fortunatamente attrezzata con panchine, ci ospita per una meritata pausa per il pranzo al sacco. Ci fanno compagnia una miriade di festanti fenicotteri rosa.
Siamo già dentro Villa Borghese (80 ettari), a suo tempo fortemente voluta da Scipione Borghese: è la più famosa e popolare villa romana. Scendiamo nella Valle dei platani, dove ci imbattiamo in una visione eccezionale: stiamo ammirando nove maestosi platanus orientalis, i più antichi alberi esistenti a Roma, piantati proprio quando si costruì la villa nel 1620! Si tratta di alberi monumentali presenti nell’apposito elenco del Comune di Roma, come previsto dalla legge n. 10/2013.  Sotto questi platani parlando dell’architettura barocca il Bernini si è azzuffato con Francesco Borromini (chi lo sa?). Lasciata sulla destra la Galleria D’Arte Moderna raggiungiamo il Giardino del Lago trasformato in uno splendido giardino all’inglese nel XVIII sec. Attraversiamo l’affascinante Viale delle Magnolie per raggiungere il Belvedere del Pincio. Ma prima ammiriamo una bella e austera sequoia, albero raro da queste parti.

Dal Belvedere lo sguardo abbraccia una Roma addormentata. John, un italoamericano del gruppo, si commuove nel vedere la Città eterna colorata del tramonto! Su tutto troneggia la Cupola di Michelangelo, simbolo eterno della Roma cristiana. Scendiamo a Piazza del Popolo, confinante con Piazzale Flaminio, dove si conclude questo trekking di dodici chilometri, percorsi tra ville e bellezze di una città che ci sorprende sempre. Stanchezza sì, ma tanta, tanta energia!
 Saluto Bruna, Mauro, Marina, John e gli altri soci ribadendo felice: “Viva l’Urban Trekking!”. L’orologio della piazza segna le 16:18. 

Cerca il tuo viaggio