Il Cammino di Santiago

Il Cammino di Santiago
…perché forse Santiago non è il punto di arrivo, ma di un nuovo inizio…

Esiste un momento perfetto per partire per il Cammino verso Santiago de Compostela? Si, non appena si inizia anche solo a concepire l’idea. È quello il momento giusto.

Non c’è tempo da perdere, c’è da documentarsi un pochino, fare un check delle proprie gambe e condizione fisica, scegliere lo zaino giusto e le scarpe più adatte. Scoprirete che lungo la strada, serve poco altro.

È così che nell’Ottobre del 2021 insieme (e grazie) alla mia compagna siamo giunti ad Irun, nel cuore del Golfo di Biscaglia, sul confine tra Francia e Spagna.
“Ma non si parte da San Jean Pied de Port?”. Si, il tradizionale Camino Frances inizia dal piccolo villaggio alle pendici dei Pirenei, ma ce ne sono tantissimi, diversi per tipologia, lunghezza e difficoltà del percorso. Noi avevamo scelto il Camino del Norte (Cammino del Nord), forse paesaggisticamente più affine al nostro palato.

Poco più di 800 km di cammino, che per tre quarti si sviluppa lungo la costa lambita dal Mar Cantabrico. Lungo questo tratto si attraversano in ordine: i Paesi Baschi, la stessa Cantabria e i territori del principato delle Asturie per poi iniziare a ripiegare nell’entroterra attraverso i boschi di Galizia, verso la meta: la Cattedrale di Santiago.

Si, perché la storia millenaria del Cammino getta le sue fondamenta nei pellegrinaggi compiuti dai viandanti nei secoli, in visita delle spoglie dell’apostolo San Giacomo il Maggiore. Mossi quindi, per lo più da motivazioni religiose.
Realtà che permane, ma ad essa oggi si aggiunge una grossa fetta di pellegrini spinti da ragioni spirituali in senso più ampio.
Si parte per puro senso di avventura e scoperta, si parte per mettersi alla prova, per uscire dalla propria zona di comfort, per ritrovare se stessi o anche piccole parti di noi che ci sembrano aver bisogno di una nuova bussola.
Si parte per i motivi più disparati e fidatevi, lungo la strada si trova esattamente quello per cui si era partiti e molto altro.

Tappa dopo tappa ci si vede crescere come pellegrini. La strada affina tutta una serie di skills che ti trasformano a poco a poco in camminatore navigato. Si impara a gestire lo zaino, la propria casa sulle spalle. Si impara ad ascoltare ogni parte del proprio corpo e a concedergli le necessarie attenzioni ed il necessario riposo. Si sperimenta sulla propria pelle la bellezza della semplicità nelle cose e del non dare nulla per scontato.

Ricordo tra le tante, un giorno, di aver riflettuto su una cosa all’apparenza semplicissima: i ponti. C’è chi magari ne attraversa uno ogni giorno per andare a lavoro, dando per scontato la sua grande utilità. Quando invece si è già percorsi 20 km a piedi e non c’è modo di attraversare la foce del fiume che si ha di fronte, se non allungando il cammino di altri 5 km, si capisce come un piccolo ponticello in pietra avrebbe reso il tutto più rapido e semplice. Da quel momento, ho iniziato a guardare i ponti con maggiore consapevolezza e gratitudine.

La routine quotidiana del pellegrino è scandita da pochi, basilari, compiti: sveglia presto, “desayuno” (la colazione), cammino, pranzo leggero e ancora cammino, fino al paese decretato di fine tappa. Resta un po’ di energia per prepararsi il letto in camerata, rigenerarsi con una doccia e prima del meritato riposo, vivere momenti di condivisione e convivialità a cena, con gli altri pellegrini arrivati quel giorno, nello stesso “albergue” (ostello). La mattina dopo, quando il sole sorge, il tutto si ripete.

Ed è quasi come inseguirlo il Sole. Si parte sempre qualche decina di km più ad Est di dove si arriverà, quando lo si raggiunge quasi il sole che tramonta.

Una direzione c’è, così come una meta, che però pian piano si scopre essere più una meta figurata. Forse Santiago non è il punto di arrivo, bensì il punto di partenza. 
Il punto da cui ripartire con il bagaglio di esperienze che ogni passo, ogni incontro, ogni riflessione ha portato.
E di esperienze il Cammino di Santiago, qualsiasi e quanto lungo esso sia, ne regala tantissime. Esso stesso diventerà una delle esperienze più ricche e preziose della vostra vita.

Per me è stato così. 942 km percorsi in un mese e poco più, che mi hanno fatto innamorare dell’incredibile terra di Spagna e di tutto l’universo-Cammino.

Certo, non tutti hanno la possibilità di partire per un mese intero. E allora lo si può fare a pezzi. Oppure lo si può percorrere nel suo ultimo tratto (circa 100 km). Anche in “pochi” km la magia del Cammino vi si mostrerà. 
Lo si può vedere come un antipasto e, si sa: “l’appetito vien mangiando”. 

Antongiulio Mazzola, Guida AIGAE di Four Seasons Natura e Cultura

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